Carlo Michestadter (Gorizia 1887 - 1910) nella sua tesi di laurea "La persuasione e la rettorica in Platone e Aristotele" delinea in modo chiarissimo quella che, secondo me, è la triste situazione dell'attuale società.
Egli identifica il "pavido borghese" (oggi l'italiano medio) con "l'uomo della rettorica", ovvero con l'uomo dell "incessante chiacchera" tanto preoccupato di difendersi dalla paura di vivere e di affermare la propria individualità da concentrare tutte le sue energia in una costante ricerca di "sicurezza".
La sicurezza in questione si basa però sulla violenza: violenza che si esercita sulla natura attraverso il lavoro (ci sono qui sicuramente reminiscenze marxiane) e sugli uomini attraverso la definizione della proprietà.
La prima è oggi una violenza costante esercitata sul nostro pianeta e sulle leggi di natura attraverso la propagazione di sistemi di allevamento, coltivazione assurdi, attraverso la concetrazione dell'attenzione mondiale su problematiche del tutto marginali per sfuggire alla terribile realtà di problematiche pesanti come la guerra, la fame nel mondo, etc...
La seconda si spiega da sè: siamo nell'epoca dell'AVERE non in quella dell'ESSERE, in un'epoca dove se non hai non sei e soprattutto la definizione della personalità passa attraverso meccanismi consumistici volti ad identificare uno status privo di spessore che serve al mercato per creare automi istupiditi.
Il concetto di Michelstedter si fermava alla definizione di individuo come elemento che esiste solo in relazione ad un altro che al tempo stesso lo costituisce come membro della realzione e lo annulla in quanto autonomo, in un "cerchio della contingenza" dove la libertà non esiste e la chiacchera assopisce i cervelli. Questo cerchio è perpetuato in modo automatico dalla nascita alla morte rendendo ognuno complice inconsapevole tramite l'istruzione mercificata, tramite i mezzi di comunicazione, le tempistiche tese che non lasciano il tempo per pensare, la necessità di fare parte di un gruppo, di identificarsi, la necessità di un modello perchè da soli non siamo in grado di essere.
Michelstedter lo scriveva nel 1910 quando aveva solo 23 anni e da allora le cose, a mio avviso, sono solo peggiorate. Nonostante siano intercorse da allora 2 guerre mondiali, nonostante si sia scritto, cantato, poetato al riguardo, siamo solo stati in grado di annuire con aria contrita e poi nascondere la testa sotto la sabbia. SVEGLIAMOCI.
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