Notti aride come un oceano prosciugato.
Parole sgocciolate a caso.
Routine perdute che sgretolano ogni singola novità.
L'amaro nel cervello: veleno che rattrappisce ogni singolo sogno.
Libri ciechi.
Musica muta.
Voglia di picchiare, scalciare, uccidersi per una sola parola.
Quanto poco può valere una sola parola in una giornata ordinaria? E quanto adesso?
Eppur si tace.
Chiese e ninnoli si stagliano sul fondale del mare della disperazione del cuore, della follia ubriaca della mente, e cantano un invito suadente.
Ma non basta Dio.
Non basta la luce del sole.
Non basto i verdi delle foglie mosse dal vento che riflettono gli attoniti sorrisi amici.
Non basta Jeff Buckley.
Non basta Picasso.
Respirare non basta a vivere se l'anima non è più avvolta in quel logoro cordino di stoffa.
mercoledì 25 luglio 2007
mercoledì 18 aprile 2007
AMORE E PSICHE
Gerarchie di pensieri e gerarchie di sensazioni.
Stupidi, ci crediamo terzi nell'organizzare la nostra vita interiore ripromettendoci di "pensarci poi" o "non è il momento per innamorarmi" senza ricordarci che la "vera vita", quella fatta di impatti e risposte e non quella fatta di ruoli, non la viviamo fuori di noi, ma dentro.
Non possiamo dunque che farci spettatori delle profonde lotte che in ogni istante si scatenano dentro di noi: non si tratta di operare una scelta razionale tra due o più possibilità ponderando pro e contro; si tratta di accettare con coraggio la scelta già operata dentro di noi, in uno stato tra il conscio e l'inconscio, uno stato emotivo che ha anch'esso una sua razionalità, senza rinunciare a perdersi in un amore folle a settant'anni o stravolgendo la propria vita lavorativa a quarantacinque per seguire la propria "vocazione" nonostante una famiglia a carico o le rate di un mutuo .
Vivere è, secondo me, rendersi conto che non deve esistere una separazione tra ciò che "siamo dentro" e ciò che "siamo fuori", ma che deve esistere un'armonia tale per cui non ci siano divergenze tra volontà e attualità.
La vita è lunga quanto l'uomo la sa vivere (penso a quanto mi basta tutta la vita e ogni cosa ogni volta che trascorro una bella giornata con il mio amore, o a quando le ore passano senza accorgersene ascoltando un cd o leggendo un libro nonostante tutte le cose da fare fuori...).
E' una banalità dire che ci sono momenti che valgono una vita intera e vite intere che non valgono nemmeno un istante, ma spesso la verità è fatta di banalità che stupidamente ripetiamo senza capire, che guardiamo senza vedere.
Stupidi, ci crediamo terzi nell'organizzare la nostra vita interiore ripromettendoci di "pensarci poi" o "non è il momento per innamorarmi" senza ricordarci che la "vera vita", quella fatta di impatti e risposte e non quella fatta di ruoli, non la viviamo fuori di noi, ma dentro.
Non possiamo dunque che farci spettatori delle profonde lotte che in ogni istante si scatenano dentro di noi: non si tratta di operare una scelta razionale tra due o più possibilità ponderando pro e contro; si tratta di accettare con coraggio la scelta già operata dentro di noi, in uno stato tra il conscio e l'inconscio, uno stato emotivo che ha anch'esso una sua razionalità, senza rinunciare a perdersi in un amore folle a settant'anni o stravolgendo la propria vita lavorativa a quarantacinque per seguire la propria "vocazione" nonostante una famiglia a carico o le rate di un mutuo .
Vivere è, secondo me, rendersi conto che non deve esistere una separazione tra ciò che "siamo dentro" e ciò che "siamo fuori", ma che deve esistere un'armonia tale per cui non ci siano divergenze tra volontà e attualità.
La vita è lunga quanto l'uomo la sa vivere (penso a quanto mi basta tutta la vita e ogni cosa ogni volta che trascorro una bella giornata con il mio amore, o a quando le ore passano senza accorgersene ascoltando un cd o leggendo un libro nonostante tutte le cose da fare fuori...).
E' una banalità dire che ci sono momenti che valgono una vita intera e vite intere che non valgono nemmeno un istante, ma spesso la verità è fatta di banalità che stupidamente ripetiamo senza capire, che guardiamo senza vedere.
lunedì 16 aprile 2007
SVEGLIAMOCI
Carlo Michestadter (Gorizia 1887 - 1910) nella sua tesi di laurea "La persuasione e la rettorica in Platone e Aristotele" delinea in modo chiarissimo quella che, secondo me, è la triste situazione dell'attuale società.
Egli identifica il "pavido borghese" (oggi l'italiano medio) con "l'uomo della rettorica", ovvero con l'uomo dell "incessante chiacchera" tanto preoccupato di difendersi dalla paura di vivere e di affermare la propria individualità da concentrare tutte le sue energia in una costante ricerca di "sicurezza".
La sicurezza in questione si basa però sulla violenza: violenza che si esercita sulla natura attraverso il lavoro (ci sono qui sicuramente reminiscenze marxiane) e sugli uomini attraverso la definizione della proprietà.
La prima è oggi una violenza costante esercitata sul nostro pianeta e sulle leggi di natura attraverso la propagazione di sistemi di allevamento, coltivazione assurdi, attraverso la concetrazione dell'attenzione mondiale su problematiche del tutto marginali per sfuggire alla terribile realtà di problematiche pesanti come la guerra, la fame nel mondo, etc...
La seconda si spiega da sè: siamo nell'epoca dell'AVERE non in quella dell'ESSERE, in un'epoca dove se non hai non sei e soprattutto la definizione della personalità passa attraverso meccanismi consumistici volti ad identificare uno status privo di spessore che serve al mercato per creare automi istupiditi.
Il concetto di Michelstedter si fermava alla definizione di individuo come elemento che esiste solo in relazione ad un altro che al tempo stesso lo costituisce come membro della realzione e lo annulla in quanto autonomo, in un "cerchio della contingenza" dove la libertà non esiste e la chiacchera assopisce i cervelli. Questo cerchio è perpetuato in modo automatico dalla nascita alla morte rendendo ognuno complice inconsapevole tramite l'istruzione mercificata, tramite i mezzi di comunicazione, le tempistiche tese che non lasciano il tempo per pensare, la necessità di fare parte di un gruppo, di identificarsi, la necessità di un modello perchè da soli non siamo in grado di essere.
Michelstedter lo scriveva nel 1910 quando aveva solo 23 anni e da allora le cose, a mio avviso, sono solo peggiorate. Nonostante siano intercorse da allora 2 guerre mondiali, nonostante si sia scritto, cantato, poetato al riguardo, siamo solo stati in grado di annuire con aria contrita e poi nascondere la testa sotto la sabbia. SVEGLIAMOCI.
Egli identifica il "pavido borghese" (oggi l'italiano medio) con "l'uomo della rettorica", ovvero con l'uomo dell "incessante chiacchera" tanto preoccupato di difendersi dalla paura di vivere e di affermare la propria individualità da concentrare tutte le sue energia in una costante ricerca di "sicurezza".
La sicurezza in questione si basa però sulla violenza: violenza che si esercita sulla natura attraverso il lavoro (ci sono qui sicuramente reminiscenze marxiane) e sugli uomini attraverso la definizione della proprietà.
La prima è oggi una violenza costante esercitata sul nostro pianeta e sulle leggi di natura attraverso la propagazione di sistemi di allevamento, coltivazione assurdi, attraverso la concetrazione dell'attenzione mondiale su problematiche del tutto marginali per sfuggire alla terribile realtà di problematiche pesanti come la guerra, la fame nel mondo, etc...
La seconda si spiega da sè: siamo nell'epoca dell'AVERE non in quella dell'ESSERE, in un'epoca dove se non hai non sei e soprattutto la definizione della personalità passa attraverso meccanismi consumistici volti ad identificare uno status privo di spessore che serve al mercato per creare automi istupiditi.
Il concetto di Michelstedter si fermava alla definizione di individuo come elemento che esiste solo in relazione ad un altro che al tempo stesso lo costituisce come membro della realzione e lo annulla in quanto autonomo, in un "cerchio della contingenza" dove la libertà non esiste e la chiacchera assopisce i cervelli. Questo cerchio è perpetuato in modo automatico dalla nascita alla morte rendendo ognuno complice inconsapevole tramite l'istruzione mercificata, tramite i mezzi di comunicazione, le tempistiche tese che non lasciano il tempo per pensare, la necessità di fare parte di un gruppo, di identificarsi, la necessità di un modello perchè da soli non siamo in grado di essere.
Michelstedter lo scriveva nel 1910 quando aveva solo 23 anni e da allora le cose, a mio avviso, sono solo peggiorate. Nonostante siano intercorse da allora 2 guerre mondiali, nonostante si sia scritto, cantato, poetato al riguardo, siamo solo stati in grado di annuire con aria contrita e poi nascondere la testa sotto la sabbia. SVEGLIAMOCI.
mercoledì 11 aprile 2007
BENVENUTI!
Ciao a tutti!
Il mio nick è LadyBB (per chi non mi conoscesse venite a trovarmi su www.myspace.com/ladybreakball!) e sono l'ideatrice di questo blog!
Questo è lo spazio riservato alle presentazioni quindi...BENVENUTI!!!
L'idea è quella di avere (FINALMENTE) uno spazio LIBERO ED INFORMALE riservato a chi, oltre al pallino per la musica, ha anche quello della scrittura!
Uno spazio dove ci si possa scambiare idee e materiali, magari lavori e consigli, senza dover per forza essere letterati illustri o intellettualoidi noiosi ed antipatici ma semplicemente gente che ama leggere e scrivere o raccogliere sensazioni, idee, viaggi mentali,...in un rudimentale zibaldone!
Le regole sono quelle dettate dal buon senso ma...verba volant, scripta manent quindi datevi una rinfrescata qui: http://www2.blogger.com/content.g, http://www2.blogger.com/terms.g, http://www.google.com/privacy.html!
...detto questo...direi che si può dare inizio alle danze e ricordate che...val sempre la pena di fare una domanda, ma non sempre di darle una risposta (O. Wilde)!
Il mio nick è LadyBB (per chi non mi conoscesse venite a trovarmi su www.myspace.com/ladybreakball!) e sono l'ideatrice di questo blog!
Questo è lo spazio riservato alle presentazioni quindi...BENVENUTI!!!
L'idea è quella di avere (FINALMENTE) uno spazio LIBERO ED INFORMALE riservato a chi, oltre al pallino per la musica, ha anche quello della scrittura!
Uno spazio dove ci si possa scambiare idee e materiali, magari lavori e consigli, senza dover per forza essere letterati illustri o intellettualoidi noiosi ed antipatici ma semplicemente gente che ama leggere e scrivere o raccogliere sensazioni, idee, viaggi mentali,...in un rudimentale zibaldone!
Le regole sono quelle dettate dal buon senso ma...verba volant, scripta manent quindi datevi una rinfrescata qui: http://www2.blogger.com/content.g, http://www2.blogger.com/terms.g, http://www.google.com/privacy.html!
...detto questo...direi che si può dare inizio alle danze e ricordate che...val sempre la pena di fare una domanda, ma non sempre di darle una risposta (O. Wilde)!
Iscriviti a:
Post (Atom)